Culture della sostenibilità n. 17, primo semestre 2016

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Ricche di natura, povere di servizi.
Il welfare sbilanciato delle aree rurali fragili europee.

In Italia come in Europa si assiste al consolidarsi di una polarizzazione territoriale di lungo periodo. Le aree più estreme, colonizzate nei secoli scorsi per la ricerca di risorse naturali e più recentemente dal turismo, mostrano evidenti segni di stagnazione demografica. Anche se toccate da flussi di immigrati extraeuropei, anche se abitate per lunghi periodi da turisti facoltosi, i servizi di base si allontanano. Si creano dei circoli viziosi fra le impellenze dei servizi a razionalizzare l’ubicazione delle sedi e il restringimento o rarefazione dei bacini di utenza. Ciò riguarda sia i servizi alla persona (scuola, sanità, servizio sociale, animazione culturale) sia quelli strumentali (banche, poste, telefonia, utility in genere). Questi processi agiscono su scala europea e nazionale in modo diverso. Vi è una prima grande spaccatura fra Europa dell’Est e dell’Ovest. La prima, uscita dall’economia pianificata, si trova con campagne devastate sia sotto il profilo economico (elevata povertà) sia per i servizi – quelli di base di marca sovietica insufficienti o abbandonati – sia infine per il capitale sociale. La fitta trama di associazioni e cooperative, che si trova in molti aree agricole europee, e italiane in particolare, è stata spazzata via dallo statalismo più gretto. Forse nelle campagne dell’Europa dell’Est è fiaccato anche il morale, perché alle imprese agricole collettivizzate è subentrato un capitalismo di marca globale incurante dei bisogni e valori locali.
L’altra fonte di differenziazione è quella fra Europa meridionale e settentrionale, con l’Italia a rappresentare – curiosamente - entrambe. Nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo (più il Portogallo) i sistemi di welfare sono stati giudicati come gravemente lacunosi, familistici e imbrigliati in reti locali poco trasparenti. Si aggiunga poi che l’Europa meridionale è considerata più rurale e più agricola, con agglomerazioni urbane più grandi, ma più staccate, meno gradualmente degradanti verso le aree rurali. Queste ultime facilmente assumono la fisionomia di aree interne, ossia lontane dai servizi di base. Sono le famose aree di ‘osso’ contrapposte a quelle di ‘polpa’,tanto care alla letteratura meridionalista.

 

Sommario

Territori fragili e servizi di welfare: l’Italia come mediana dell’Europa Giorgio Osti

Il ruolo del volontariato nella costruzione del welfare rurale. Un’esperienza di ricerca-azione in Toscana Fabio Berti, Andrea Bilotti, Lorenzo Nasi abstract

L’innovazione sociale nelle aree fragili. Il caso studio dei servizi per l’Alzheimer nelle Marche Angela Genova abstract

Giovani in montagna: quali prospettive per il lavoro? Chiara Zanetti abstract

Turismo di comunità per il rilancio dei contesti locali marginali: il caso di Cerreto Alpi Stefano Spillare abstract

Il turismo rurale nei Carpazi di Romania: quale impatto sulla società contadina post socialista? Andrea Membretti abstract

Boschi Vivi, servizi cimiteriali e forestali integrati. Un’occasione per la valorizzazione dei boschi e la ri-funzionalizzazione di aree fragili Anselma Lovens abstract

Le due crisi: crisi del capitalismo e crisi ambientale. Una soluzione sostenibile? Aurelio Angelini, Francesca Farioli, Gianni Francesco Mattioli e Massimo Scalia abstract

Brasile, esportatore di una politica sociale efficace Assunta Cecere abstract

Conflictos Ambientales Anómalos, Débiles y Fuertes: Nuevos Significados y Perspectivas de Justicia Marco Ettore Grasso abstract

Il sistema Scatol8® per l’educazione alla sostenibilità. Progettazione e implementazione di un modello di simulazione per favorirne la diffusione. Riccardo Beltramo, Licia Gallo, Paolo Cantore abstract

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